Piatto tipico gaetano… la tiella, non tutti sanno che è una via di mezzo tra la pizza e i prodotti del mare e nasce dalla necessità di consumare sia il pescato che la farina..
Sicuramente la ricerca di piatti sempre più gustosi portò all’elaborazione della “tiella”, che consiste, nel modo più semplice, nell’interporre tra due sfoglie di pizza, un ripieno composto di prodotti di terra o di mare, o da entrambi. La storia di questa pietanza è legata esclusivamente a Gaeta. Da questa secolare tradizione la tiella permetteva a contadini e pescatori di avere un pasto completo che si conservasse anche per alcuni giorni. Si narra che Ferdinando IV di Borbone ne fosse un grande estimatore, anzi secondo alcuni ne fu proprio l’inventore. Sembra, infatti, che il sovrano nei suoi soggiorni a Gaeta preferisse confondersi con gli abitanti del borgo marinaro e contadino posto fuori le mura e fu in questi luoghi che stupito dall’abilità con la quale le massaie preparavano la pizza elaborò il doppio strato di pasta con il ripieno di pesce o verdura, la tiella appunto, da lui considerata “primo, secondo e terzo”. Ed anche l’aristocrazia cominciò ad apprezzarla, in particolare quella con i calamaretti, pregiatissima; mentre sarde, alici, scarola e baccalà erano le più diffuse tra il popolo del borgo marinaro e contadino che ancora oggi ne custodisce il segreto. Dopo la caduta del regno Borbonico nel 1860 divenne pasto principale per tutti gli emigranti che fino agli anni ’50 lasciavano Gaeta alla ricerca di un lavoro. Ridimensionata nel consumo durante i periodi del boom economico, anche perché ricordava miseria ed arretratezza, negli ultimi anni è ritornata prepotentemente alla ribalta per la sua innegabile bontà ed anche per il recupero storico-culturale messo in atto dall’associazione Gaetavola.
Da un punto di vista gastronomico la Tiella di Gaeta è composta di due sottili strati circolari di pasta, posti uno sull’altro, chiusi lungo i bordi per compressione; il ripieno è costituito da prodotti di terra o di mare, o da entrambi, come nel caso di scarola e baccalà. Non è semplice a farsi, perché una buona Tiella deve essere umida nel ripieno, morbida e non inzuppata nella pasta esterna, che deve essere sottile e ben cotta anche nella sfoglia inferiore. Fondamentale è il ripieno, la cui accurata preparazione e l’uso d’ingredienti genuini rappresentano il segreto principale della sua bontà.
Riportiamo una curiosa descrizione dell’approccio gustativo estrapolata dal libro di Pasquale Di Ciaccio Gaeta-Guida Turistica (Gaeta 1976): “ La si mangia a quarti, senza l’aiuto delle posate. Non c’è gusto se non la si prende tra le dita. La prima verifica della riuscita si effettua sul requisito della compattezza. In un esemplare che si rispetti il lembo inferiore non deve essere gommoso da appiccicarsi ai denti o al palato, né spenzolare dalle dita come la lingua d’un cane affannato facendo sgocciolare frammenti del ripieno. I nostri avi la preferivano condita abbondantemente. L’olio-dicevano- deve poter scorrere sulle avambraccia. Difatti si rimboccavano le maniche prima di mettersi a tavola. Oggi che la fragilità del nostro apparato digerente impone problemi di linea e di dieta, il ricorso all’olio e alle spezie s’è fatto molto moderato; senza peraltro che ne abbia sofferto il sapore e l’aroma. La prodigiosa adattabilità ai mezzi che di volta in volta ci offre il progresso ha consentito alla tiella di conservare le sue essenziali qualità originarie. E’ il suo pregio maggiore, il segreto della sua fortuna, della sua abbagliante vitalità.”
La Tiella è attualmente inserita nell’elenco dei prodotti tradizionali della Regione Lazio; inoltre il Comune di Gaeta le ha attribuito il marchio DE.C.O. (Denominazione Comunale di Origine) durante la manifestazione annuale 2005 che si tiene a Maggio di ogni anno.
( Fonte: Associazione Gaetavola- www.gaetavola.org )
La Tiella di Gaeta è composta di due sottili strati circolari di pasta, posti uno sull’altro, chiusi lungo i bordi per compressione. Le dosi indicate sono per 2 tielle che hanno un diametro di circa 32 cm. e vengono preparate in una normale teglia da cucina di casa.
Il ripieno è costituito da prodotti di terra o di mare, o da entrambi, come nel caso di scarola e baccalà
La storia di questa pietanza è legata indissolubilmente a Gaeta. Per secolare tradizione la tiella permetteva a contadini e pescatori di avere un pasto completo che si conservasse anche per alcuni giorni.
Si narra che Ferdinando IV di Borbone ne fosse un grande estimatore, in particolare quella con i calamaretti pregiatissima.